LA FAVOLE DI AUSCHWITZ

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Negli anni 60 del secolo scorso al Museo di Auschwitz sono giunte le prime fiabe realizzate in gran segreto dai prigionieri del campo. Fino ad allora quasi nessuno era a conoscenza di quest’incredibile vicenda.

Dalle testimonianze degli ex prigionieri di Auschwitz risulta che l’idea di realizzare fiabe per i bambini rimasti a casa sia maturata negli uffici del cosiddetto Bauleitung (dal ted.: amministrazione edilizia, responsabile per la realizzazione dei progetti e delle costruzioni nell’area del campo) all’interno del quale lavoravano anche dei prigionieri. Con ogni probabilità nel 1942 (secondo alcune testimonianze potrebbe trattarsi invece del 1943 se non perfino del 1944) qualcuno introdusse nell’ufficio dei libricini colorati per bambini in lingua ceca, trovati nei pressi dei magazzini in cui si ammucchiavano gli averi depredati agli ebrei deportati nel campo. Il fatto che questi libricini appartenessero ai bambini uccisi nelle camere a gas sconvolse moltissimo i prigionieri e il pensiero andò ai propri figli rimasti a casa che – come credevano – non avrebbero mai più rivisto. Alcuni prigionieri decisero di scrivere delle fiabe, corredandole di illustrazioni e successivamente trovarono il modo di trasmetterle alle proprie famiglie. Alla realizzazione delle fiabe parteciparono almeno 27 prigionieri. I compiti erano così suddivisi: alcuni scrivevano oppure traducevano i testi, altri le vergavano con una bella calligrafia ed eseguivano le illustrazioni, copiavano, cucivano insieme le carte e realizzavano le copertine, mentre altri ancora facevano da palo, vigilando affinché non si approssimassero le SS o qualche testimone scomodo di una simile procedura vietata, per la quale sarebbero potuti andare incontro a una punizione severissima se non alla morte.

Vennero realizzate almeno una cinquantina di copie delle fiabe. I libricini pronti venivano condotti all’esterno in gran segreto dai prigionieri e, approfittando della distrazione delle SS, trasmessi ai fidati lavoratori civili coi quali a volte entravano in contatto durante l’orario di lavoro. Questi ultimi, a loro volta, rischiando sovente la vita, facevano sì che giungessero agli indirizzi segnalati.

Alcune fiabe giunsero nelle mani di quei bambini i cui genitori aiutavano di nascosto i prigionieri di Auschwitz, rifornendoli di cibo e medicinali nei luoghi dove lavoravano, siti all’esterno del campo.

La seguente pubblicazione è un reprint delle copie delle sei fiabe che provengono dalle collezioni del Museo Statale di Auschwitz-Birkenau e dalle collezioni private di Andrzej Bęć e Czesław Czekajski.

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